È possibile separare l’intelligenza dal corpo?
La prendo da lontano, dal concetto di “Gestalt”, insieme di principi* che i designer conoscono bene.
In parole semplici, il concetto di “Gestalt” si riferisce al modo in cui percepiamo le cose come a un tutt’uno organizzato, piuttosto che come a una serie di parti separate. Questo significa che vediamo e sperimentiamo il mondo come una singola entità unica e complessa, invece di una serie di elementi isolati.
Detto ciò, siamo in molti a chiederci se l’intelligenza possa essere separata dal corpo.
E, se parliamo di AI, mi chiedo (e tanti prima di me se lo sono chiesti) se possa essere veramente intelligente un qualcosa che è senza un corpo con cui interagire e apprendere dal mondo fisico.
Mente e corpo non possono essere considerati come due parti separate, ma piuttosto come una singola unità organizzata, giusto no?
E infatti, come potrebbe una AI fare esperienza senza il corpo, come potrebbe sapere cos’è l’acqua o il caffe amaro? Non può, ovvio.
Come può una AI senza corpo sperimentare? Come potrebbe mai conoscere le sensazioni di sete o di sapore? È un’idea che mi fa rabbrividire al solo pensiero, perché sarebbe privare l’AI di una parte fondamentale dell’essere umano: l’esperienza sensoriale e la connessione con il mondo fisico.
Alcuni ricercatori affermano che l’AI non raggiungerà mai una vera intelligenza o una vera comprensione del mondo senza un corpo in grado di percepire, reagire e sentire l’ambiente circostante. La mancanza di un corpo per l’Ai può portare a errori pericolosi in quanto non ha la capacità di esplorare e comprendere i limiti del mondo fisico, come invece fanno, per esempio, i bambini. Per questo motivo, il concetto di menti intelligenti separate dal corpo viene considerato inappropriato o addirittura pericoloso per la sicurezza delle persone.
Leggevo su un articolo del New York Times che in California, un’azienda chiamata Embodied, ha creato Moxie, il primo (?) robot al mondo che possiede una combinazione di grandi capacità linguistiche e fisiche. Moxie è turchese, grande come un bambino, ha la testa a forma di goccia, mani morbide e occhi verdi brillanti.

All’interno del suo corpo di plastica puccioso e coccoloso (ci scommetto che è pure profumato) alberga un processore che funziona con lo stesso tipo di software di ChatGPT e GPT-4. I creatori di Moxie, lo hanno concepito nel 2017 per aiutare i bambini con disturbi dello sviluppo evolutivo, a praticare consapevolezza emotiva e comunicazione.
In un certo senso, quindi, l’idea di progettare un robot come Moxie è simile al concetto di “gestalt”, in cui l’esperienza umana è vista come un’entità unica e organizzata.
Tuttavia, la domanda esistenziale rimane: potrà mai l’intelligenza artificiale eguagliare l’intelligenza umana? Forse. Forse, con la presenza fisica di un corpo, emergerà anche una vera mente artificiale.
O, forse, invece di cercare di misurare l’intelligenza delle macchine rispetto a quella degli esseri umani, dovremmo considerarla come una forma di intelligenza diversa e complementare, e iniziare a utilizzarla per migliorare la vita, il lavoro, l’esistenza.
A coesistere.
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*i principi della Gestalt includono: simplicity, figure-ground, proximity, similarity, common fate, symmetry, continuity, closure, common region, and element connectedness