Dopo aver parlato in un precedente articolo dell’importanza che assume l’advertising nella vita di qualunque brand, affrontiamo ora un argomento “tecnico”, ossia come realizzare la parte testuale di un advertising (e farlo come piace a noi di Brand Genesi).
Scrivere un buon advertising richiede attenzione, considerazione e creatività, ma anche una solida conoscenza delle tecniche di copywriting e dei principi di persuasione. In questo articolo, esamineremo alcune delle tecniche più efficaci per scrivere un buon advertising per creare una campagna di successo.
INDIVIDUARE L’OBIETTIVO
In cima alla lista ci va l’identificazione del proprio obiettivo. Prima di iniziare a scrivere, dobbiamo capire cosa vogliamo ottenere dalla campagna che stiamo realizzando. Promuovere un prodotto o un servizio? Aumentare le vendite oppure semplicemente aumentare la consapevolezza del marchio? Identificare l’obiettivo ci aiuterà a concentrarci su ciò che è davvero importante e a creare un messaggio coerente. È importante capire quali siano i bisogni degli utenti a cui ci rivolgiamo, i loro interessi e le loro preoccupazioni, in modo da creare un messaggio che risuoni con loro. Per fare ciò, è possibile utilizzare diverse tecniche, come l’analisi delle statistiche demografiche, l’analisi dei comportamenti online e la realizzazione di sondaggi o interviste.
CHI È IL NOSTRO PUBBLICO
Altro punto strettamente legato a quello di cui abbiamo appena parlato, è la conoscenza del nostro pubblico. Per creare un advertising efficace, devi conoscere a fondo il tuo pubblico di riferimento. Quali sono le loro esigenze, desideri e preoccupazioni? Come possono essere raggiunti? Più conosci il tuo pubblico, più sarai in grado di creare un messaggio che li colpisca e li faccia agire.
QUALI SONO I BENEFICI
Focalizzare l’attenzione sui benefici. Il messaggio dell’advertising deve essere incentrato sui benefici che il prodotto o il servizio offre al pubblico, piuttosto che sulla descrizione delle sue caratteristiche. Ad esempio, invece di parlare delle funzionalità di uno smartphone, è più efficace spiegare come questo può aiutare il pubblico a rimanere in contatto con i loro cari, a lavorare in modo più efficiente o a divertirsi con i loro hobby. La storia del martello e del quadro vi dice qualcosa?
IL TOV
Scegliere il giusto tono. Il tono della nostra campagna dipenderà dall’obiettivo che ha il nostro cliente e dal suo pubblico di riferimento. Ad esempio, se stiamo promuovendo un prodotto per bambini, opteremo per un tono più leggero e giocoso. Se invece abbiamo fra le mani un prodotto destinato agli adulti, il tono sarà più serio e professionale. Scegliere il giusto tono serve a creare un messaggio coerente e a raggiungere il pubblico in modo più efficace.
L’HEADLINE
Un ruolo non di secondo piano lo assume il titolo della nostra campagna di advertising. l’headline è una delle prime cose che i potenziali clienti vedranno (a parte ovviamente il visual), quindi è importante che sia accattivante e che catturi l’attenzione. In questo frangente a Brand Genesi, le menti coinvolte nel progetto tirano fuori tutto il loro potenziale creativo, cercando di usare parole chiave che possano attirare l’attenzione del pubblico che vogliamo intercettare.
IL TESTO, LUNGO O SINTETICO?
Ma quanto deve essere lungo il testo? Per me non ci sono dubbi: breve e conciso, in modo da essere facile da leggere e da ricordare. E mi riferisco sia al testo che “invade” la grafica, sia al testo che accompagna, quello che generalmente è il post da sponsorizzare sui social. Un messaggio troppo lungo potrebbe risultare confusionario o noioso; è importante scegliere con cura le parole e utilizzare un linguaggio semplice e diretto, nonostante si possa essere tentati di usare termini tecnici o complessi per mostrare il valore del prodotto o servizio, noi tendiamo ad usare sempre un linguaggio semplice e comprensibile per tutti. Non tutti i potenziali clienti avranno la stessa conoscenza del settore, quindi è meglio evitare di usare termini troppo specifici o tecnici.
TERMINOLOGIA
Un messaggio breve dovrebbe essere composto anche da parole forti e verbi d’azione. Questo può aiutare a creare un messaggio persuasivo e incoraggiare l’azione. Ad esempio, invece di dire “il nostro prodotto è buono”, è più efficace dire “il nostro prodotto vi farà sentire meglio”, e utilizzare verbi d’azione, come “acquistare” o “provare”, può incoraggiare il pubblico a compiere un’azione specifica.
SOSTITUIRSI AL TARGET
Mettersi nei panni del target che vogliamo intercettare: personalmente credo sia una delle prime azioni, se non la prima, da compiere appena si è usciti dal brief col cliente. A quel punto, immagino di essere uno dei potenziali clienti e di leggere il mio annuncio. Cosa vorrei vedere? Quali informazioni trovo più importanti? Mettendomi nei panni del pubblico, sarò certamente più facilitato nel capire quali sono le informazioni più importanti da includere nella campagna e come presentarle al meglio.
IL BRIEF
Ho parlato di brief col cliente. Facciamo un breve passo indietro per poi ritornare a parlare delle ultime azioni. Il brief è un passaggio fondamentale ma anche estremamente complesso. È lì che si decide se, noi come agenzia e loro come clienti, siamo allineati. Non ci giriamo intorno: nessuno è invincibile e preparato su tutto. Ci sono settori che ci appassionano, altri meno, e lavorare per un brand che è posizionato in uno di questi ultimi, è difficile e non è garanzia di risultati di successo. Meglio lasciare la palla ad altri.
Quando invece Brand Genesi è in linea, anche eticamente, con chi gli è di fronte, il brief diventa qualcosa di “sacro”. È il posto, a volte solo virtuale (pandemia docet) dove prendono forma tante piccole cose, tra cui la coerenza di tutte le azioni che andremo ad intraprendere per quell’azienda che si è affidata a noi per creare (o sistemare) il loro brand. Ecco che diventa essenziale assicurasi che il messaggio dell’advertising sia coerente in ogni punto della campagna, dall’annuncio alla landing page del tuo sito. Se il messaggio è coerente, sarà più facile per i potenziali clienti capire cosa stai offrendo e come può beneficiarli.
LA CREATIVITÀ
Le parole sono importanti in un advertising, ma spesso da sole non bastano, e serve ricorrere alle immagini e video, efficaci per catturare l’attenzione del pubblico e per rendere più interessante l’annuncio. Non serve aggiungere che a Brand Genesi, quando parliamo di immagini non intendiamo quelle di stock, e neanche solo quelle realizzate dal fotografo (che spesso sono io). Da noi hanno un certo peso anche quelle generate dall’Ai (e opportunamente editate dal reparto design). Ma di questo ne abbiamo già parlato in altri momenti, e il lato creativo visuale vero e proprio sarà oggetto di un altro articolo. Di sicuro, qualunque sia l’immagine utilizzata, deve essere coerente col brand e col messaggio.
LA CTA
Non può mancare la famigerata Call to Action, fondamentale affinché i potenziali clienti sappiano esattamente cosa fare dopo aver letto l’annuncio.
I TEST E LE CORREZIONI
Per concludere questo breve escursus nel mondo della creazione di un advertising, non può mancare un breve accenno a quelle azioni che compiamo prima del vero e proprio lancio della campagna: i test e l’ottimizzazione. In questa fase è fondamentale non essere timidi nel provare diverse versioni dell’annuncio per vedere quale funziona meglio, usando anche (ma non solo) strumenti come Google Ads o Facebook Ads per creare diverse versioni e vedere quali ottengono i migliori risultati. In questa fase bisogna evitare di essere troppo veloci nel giudicare i risultati: diamo tempo all’annuncio di fare effetto e di raggiungere il tuo pubblico. Una volta che abbiamo i risultati, ottimizziamo immagini e testo – proviamo anche diverse tecniche di copywriting – in base a ciò che ha funzionato meglio, continuando a testare per ottenere sempre il massimo dalla campagna.
Per scrivere un buon advertising serve professionalità, etica e passione; serve affiatamento tra i reparti dell’agenzia, soprattutto con quello del Design (che necessariamente sarà coinvolto sul campo). E un buon feeling con il cliente. Ma per questo c’è il Project Manager che “ha tutto sotto controllo”.