Alessandro Michele e intelligenza artificiale: cosa c’entrano due mondi apparentemente diversi come la moda e l’informatica?
Molto più di quel che pensiamo.
Siamo alla fine del 2022 e sono esplose due bombe che in comune sembrano non avere (quasi) nulla: l’addio di Alessandro Michele al timone di Gucci e la scoperta che l’intelligenza artificiale può “lavorare” in campo artistico e creativo.
Anzi, se ci pensiamo sono ben tre, le bombe, contando il brand Balenciaga, il quale ha deciso di impossessarsi di un linguaggio – quello del BDSM – applicandolo al tema “infanzia”.
Ma cosa c’entrano due mondi apparentemente diversi come la moda e l’informatica?
Molto più di quel che pensiamo.
Andiamo con ordine.
L’ADDIO DI ALESSANDRO MICHELE A GUCCI

Alessandro Michele, dopo vent’anni di più che onorato servizio come creative director nel team Gucci, ha scelto di dire addio alla maison.
La decisione è stata presa (non certo in modo indolore) dopo che la sua vena creativa era arrivata a scontrarsi contro la pressione imposta dalla corporation Kering, riguardo la crescita del marchio Gucci.
I suoi input geniali oramai venivano relegati alle sole sfilate.
Il comparto sales e il comparto creation sono stati divisi da un oceano di piatte certezze da parte della corporation.
Molto meglio un banale, ma rassicurante, prodotto alla portata di tutti.
E gli advertising, così commerciali e così ben esposti nelle metropolitane o negli aeroporti, visioni che scandiscono partenze e arrivi.
Vedendo la direzione scelta da Gucci, quale temerario prenderà, in futuro, il posto di Alessandro Michele?
Forse qualcuno che, davanti alla scelta se lavorare in modo “glossy&smart” o se innalzare di un altro 5% il fatturato della maison, esiterà come un manager qualsiasi?
L’ENTRATA IN SCENA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Ma ecco che, pochi giorni dopo questo annuncio, un altro colpo viene inferto a chi ha fatto della creatività feticcio e mestiere: si scopre che l’intelligenza artificiale sa comporre. E scrivere. E dipingere.
E tante altre cose che non avremmo mai voluto immaginare prima.
Finora avevamo pensato all’AI come a un blocco monolitico di funzioni e pensieri.
Improvvisamente ci siamo resi conto che, a dispetto della nostra beata ignoranza, l’intelligenza artificiale è andata avanti.
Sviluppatori e ingegneri, lavorando fianco a fianco con creativi e artisti, hanno raggiunto vette nel campo dell’AI che mai nessuno avrebbe mai creduto possibile.
Prendo come esempio le immagini costruite grazie (anche) all’intelligenza artificiale.
Elisabetta Alicino, direttrice creativa di Brand Genesi, ha scelto di utilizzare questo tipo di approccio per due clienti, utilizzando tre diverse AI di derivazione complessa.
La progettazione primaria delle immagini da parte delle AI, partita dagli input dati da lei, si è trasformata in un gioco delle parti: guida umana, sviluppo artificiale, tocco finale (con modifiche) umano.
La consapevolezza di essere stata sia la prima direttrice creativa, sia (forse) la prima agenzia creativa italiana a collaborare con tre AI diverse, ha potenziato la vision-mantra tutti i creativi: pensa bene, fallo meglio.
La scelta del termine “collaborare” non è casuale.
Il team di Brand Genesi ha compreso che l’intelligenza artificiale non è un nemico da combattere, tutt’altro.
Può trasformarsi in uno strumento prezioso.
Come ad esempio progettare concept complessi, se guidato da una mente umana esperta e aperta a nuove esperienze.
UNA GENIALE, LUCIDA FOLLIA (CREATIVA)

Ora, per un attimo, chiudete gli occhi e pensate ad Alessandro Michele che, con il suo team, sceglie di dare maggior impulso alla creatività di ognuno di loro, utilizzando una delle migliori intelligenze artificiali in circolazione.
Credete ancora che sia pura follia, o si può dire, con un certo divertito stupore “il Re (creativo) è morto, viva il Re“?